Capodoglio

Nome comune: Capodoglio
Nome scientifico: Physeter macrocephalus

Direttiva Habitat: Allegato IV. Stato di conservazione MED: “Sfavorevole-Cattivo” (Unfavourable-Bad).

Lista rossa IUCN: “Vulnerabile” (VU), a livello globale. Sub-popolazione mediterranea “In pericolo” (EN), con una popolazione stimata in meno di 2.500 esemplari.

Possibilità di avvistamento
Presente in tutto il Mediterraneo, con maggior frequenza nello Stretto di Gibilterra, alle Baleari, nell’area del Santuario Pelagos e lungo la costa della Grecia ionica. In acque italiane, lo si avvista spesso nel Mar Ionio e, con frequenza minore, in Tirreno e Adriatico. Frequenta acque profonde e si avvicina alle coste solo dove i fondali sono particolarmente scoscesi.

Come riconoscerlo in mare
Dimensioni: i maschi raggiungono i 18 metri di lunghezza e le 57 tonnellate di peso. Le femmine di norma sono più piccole: fino a 12 metri per 24 tonnellate.
Ha corpo tozzo e robusto, di forma squadrata. Il capo occupa di norma circa 1/3 – 1/4 della lunghezza totale del corpo. È di colore grigio scuro, uniforme e, nella regione della bocca, la pelle è spesso bianca o macchiettata. Il soffio rimane basso e spesso “disordinato” con traiettoria obliqua perché lo sfiatatoio è situato sull’estremità sinistra del capo. La pinna dorsale è piccola e arrotondata, seguita da numerose protuberanze minori.
Solitamente, quando sta per immergersi, estrae dall’acqua la pinna caudale di forma triangolare, per poi sparire in profondità.
I capodogli si trovano in acque profonde o intorno a isole e zone costiere con canyon profondi o piattaforme continentali molto strette. Solo i maschi tendono ad essere osservati più vicino ai Poli, anche fino ai 40° paralleli, sia a Sud sia a Nord.

Note biologiche
Erroneamente annoverato tra le “balene”, è in realtà appartenente ad un gruppo tassonomico diverso, quello degli Odontoceti, ovvero i cetacei provvisti di denti. Questi ultimi sono utilizzati non tanto per l’alimentazione quanto per le lotte tra maschi. Il capodoglio si nutre prevalentemente di cefalopodi di profondità, compresi quelli di grandi dimensioni, ma anche di pesci che nuotano vicino al fondale. Si immerge in cerca di cibo tipicamente a 800 metri di profondità ma può arrivare fino a 2.000 metri, restando in immersione mediamente per 45 minuti.
Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 7 e i 13 anni mentre i maschi a 18-21 anni. L’accoppiamento avviene in estate, cui segue un periodo di gestazione di circa 14 mesi da cui nasce un piccolo di 500-800 kg che, nell’arco di 1-3 anni, è svezzato e pronto ad alimentarsi autonomamente. Ha una complessa struttura sociale, molto coesa e matriarcale, che si manifesta con gruppi costituiti ognuno di circa 10 femmine, piccoli e giovani. I maschi tra i 4 e 21 anni, si raggruppano e formano un “branco di scapoli” che si osservano nelle acque più fredde verso i Poli. I maschi completamente maturi tornano nelle acque più calde dove si trovano le femmine per accoppiarsi, a volte trascorrendo con un gruppo solo pochi minuti, altre volte alcune ore, prima di allontanarsi. La vita media di questi mammiferi marini è di 60-70 anni.

Curiosità

  • Nel 2015 è stato avvistato in Mediterraneo un esemplare albino soprannominato “Moby Dick”.
  • I capodogli comunicano attraverso una serie di suoni ad impulsi usati anche per l’ecolocalizzazione. Questi possono essere classificati in schemi distinti, ciascuno con uno scopo diverso. Per esempio, i “clicks” sono utilizzati per cercare le prede e nel comportamento sociale; i “coda”, a frequenza inferiore, vengono utilizzati nelle interazioni sociali e hanno durate e intervalli distinti che possono essere specifici di un’unità sociale.
  • Il capodoglio è la specie con il cervello il più grande e più pesante tra tutti gli animali: ben 7 kg in un maschio adulto! Il capo è pieno di una sostanza cerosa chiamata “spermaceti”, che sembra avere un ruolo fondamentale per l’ecolocalizzazione, ma anche per il controllo del galleggiamento. Era una sostanza molto ricercata per la fabbricazione di candele e come combustibile per le lampade ad olio nel secolo XIX, durante il periodo più intenso della caccia baleniera.
  • Quando si sente in pericolo, il gruppo si dispone in “formazione a margherita”, con le teste al centro e le code all’esterno, spesso con i piccoli all’interno.