Tartaruga caretta

Nome comune: Tartaruga caretta o tartaruga comune
Nome scientifico: Caretta caretta

Direttiva Habitat: Specie prioritaria. Allegato II e IV. Stato di conservazione MED: “Sfavorevole-inadeguato” (2013-2018).

Lista rossa IUCN: “Vulnerabile” a livello globale, trend in diminuzione. Nell’ultima valutazione della IUCN, datata 2015, la sottopopolazione mediterranea è stata valutata a “Minor Preoccupazione” poiché, grazie agli intensi sforzi di conservazione compiuti negli ultimi 40 anni, il numero di nidi nelle principali aree di nidificazione del bacino orientale è in crescita. Tuttavia, questo trend positivo potrà essere mantenuto nel tempo soltanto attraverso la continua applicazione di misure di conservazione efficaci e rigorose. Il rapporto regionale stilato dal Marine Turtle Specialist Group nel 2020, stima in oltre 5.700 i nidi deposti annualmente nel Mediterraneo.

Possibilità di avvistamento
È la tartaruga marina di gran lunga più frequente nel Mediterraneo, presente in tutta l’area, anche alle latitudini più settentrionali. In Italia l’area di nidificazione è molto ampia, ma i siti principali si trovano nella parte ionica della Calabria e in Sicilia, prevalentemente nei settori meridionali. Recentemente, è stato osservato un incremento del numero di nidi censiti, principalmente in Campania. Solo nel 2021 ne sono stati individuati e protetti 57. I principali siti di sviluppo e di alimentazione si trovano in Adriatico, nello Ionio, nel Canale di Sicilia e, scoperta relativamente recente, nelle acque del Tirreno centro-meridionale.

Come riconoscerla
Dimensioni: nel Mediterraneo gli adulti possono raggiunge gli 80 centimetri di lunghezza del carapace ed un peso compreso tra 50 e 70 chilogrammi.
Il carapace è rosso-marrone, con 5 scudi vertebrali e 5 coppie di scudi costali mentre il piastrone è giallastro. La testa è molto grande, proporzionalmente maggiore rispetto alle altre specie di tartarughe marine, con mascelle poderose che utilizza per frantumare bivalvi e altri organismi di cui si ciba. Sono presenti due paia di placche pre-frontali. I giovani hanno una carena dorsale dentellata che scompare con il tempo. Come nelle altre specie di tartaruga marina, è possibile distinguere il sesso solo negli adulti, con il maschio che presenta una coda più sviluppata e le unghie degli arti anteriori più lunghe.

Note biologiche
È una specie carnivora opportunista che modifica la propria alimentazione nel corso dello sviluppo. Durante i primi anni di vita, trascorsi in mare aperto, occupando prevalentemente lo strato superficiale della colonna d’acqua (ambiente epipelagico) si ciba di piccoli organismi che trova all’interno di chiazze galleggianti (patch). Successivamente, raggiunta la lunghezza di circa 35 centimetri, si sposta in ambito costiero per cibarsi di molluschi, echinodermi e altri animali poco mobili che popolano i fondali bassi e sabbiosi. La transizione non è, però, definitiva: le tartarughe comuni, infatti, ripetutamente nel corso della loro esistenza possono alternare delle fasi di vita costiera ad altre di vita pelagica.
È un abile nuotatrice, capace di immersioni fino a 150-160 metri di profondità, ed è in grado di memorizzare gli spot alimentari più ricchi e ritornarci anche dopo anni.
L’accoppiamento avviene in primavera, con le femmine che poi migrano verso le spiagge di nidificazione nella stessa zona in cui sono nate (filopatria). Il picco della stagione riproduttiva è tra giugno e luglio. Depone fino a 150 uova in buche scavate nella sabbia. La durata dell’incubazione dipende dalla temperatura e, mediamente nel Mediterraneo, è di circa 50 giorni. È sempre la temperatura della sabbia a stabilire il sesso della nidiata (quelle più calde produrranno proporzionalmente più femmine). Non è ancora certa l’età alla quale raggiungono la maturità sessuale, probabilmente attorno ai 20-25 anni.

Curiosità

  • In passato si pensava che Caretta caretta passasse un periodo in ibernazione, a causa degli scarsi avvistamenti in inverno. Oggi, però, sappiamo che quando le temperature si abbassano, le caretta possono compiere immersioni anche di 8 ore, tornando solo brevemente in superficie per respirare.
  • Durante la fase di riposo in mare aperto, la caretta dilata i polmoni al massimo, galleggiando con il carapace esposto all’aria. Ciò aumenta il rischio di collisione perché, se spaventata, la tartaruga non riesce ad immergersi rapidamente.
  • Le caretta sono abili navigatrici, in grado di memorizzare la posizione della spiaggia natia o dei siti di alimentazione e farvi ritorno anche dopo decine di anni con buona precisione.
  • Per rompere il guscio, i piccoli utilizzano una struttura particolare, il “dente da uovo”, che viene poi riassorbito in un paio di settimane.